domenica 15 febbraio 2015

La cucina lombarda

Al Ristorante San Nicolò di Casale sul Sile, si è svolto un incontro a convivio del progetto Comunicare per Esistere 2015, per presentare le cucine regionali.

La cucina lombarda accomuna gastronomie di provincie diverse storicamente e ortograficamente,con una serie di prodotti gastronomici tipici della produzione agricola della regione. Un denominatore comune lo si riconosce nei piatti derivati dai prodotti agricoli disponibili in funzione delle sue risorse naturali:le acque di laghi e fiumi,i pascoli, quindi pesce d’acqua dolce, i latticini,la carne bovina e suina,il riso e il mais. Sui metodi di elaborazione e di cottura di questi alimenti hanno avuto influenza le dominazioni che nel corso dei secoli vi si sono succedute:dai celti ai romani,fino agli austriaci,spagnoli e francesi di un più recente passato.Non per nulla,le saporite polpette di carne cotta che i milanesi chiamano mondeghili, prendono il nome dalle consorelle catalane,che in quella lingua si dicono appunto mandonguilles. La cucina lombarda è caratterizzata dalle lunghe cotture,dai bolliti come la casseruola, dagli stufati,dagli intingoli adatti ad accompagnarsi alla polenta più che al pane,dal riso e dalle paste ripiene più che dalla pasta di grano duro, dalburro e dal lardo più che dall olio. Sono specialità tipiche della Lombardia: la büsèca, ovvero la trippa cucinata in un modo particolare (in asciutto o in brodo); la luganega, ovvero la salsiccia; la pulénta üncia, ovvero la polenta ai formaggi e al burro cucinata in un modo particolare; il tocch, altra varietà molto particolare di polenta al burro. Esistono poi ricette, dolci e bevande tipiche di particolari località, quali i nocciolini e il vespetrò (di origine savoiarda) di Canzo; oltre che i vari tipi locali di frittelle, che prendono nomi diversi (cutiscia, cutizza, miascia, paradèll, turtèll...) in base agli ingredienti ed al metodo di preparazione. Un altro piatto famoso della Valtellina sono i rigliá, per info sul piatto chiedere a riccardo

Cucina brianzola e monzese
La cucina milanese rappresenta una sorta di sommatoria o di assemblaggio delle varie cucine locali, fatte salve naturalmente le particolarità più strettamente legate al territorio della regione, che passa dalle valli alpine e prealpine alla media e bassa pianura, dai grandi laghi alla fascia dei fontanili al gradino padano e alle caratteristiche pedologiche dei terreni. Naturalmente, anche il capoluogo ha i suoi piatti esclusivamente locali che continuano a essere cucinati in un numero sempre crescente di ristoranti e trattorie. Essere una città cosmopolita ha contribuito tuttavia a sviluppare elementi caratteristici di cucine mediterranee quale la pasta, e cucine internazionali provenienti da ogni parte del mondo.
È una cucina pressoché uguale a quella milanese. Tipici sono il risotto alla monzese caratterizzato dall'uso di vino rosso e pezzetti di luganega, la sua tipica variante con lo zafferano (che prende ispirazione dal risotto alla milanese), il minestrone brianzolola busèca, la lugànega, la polenta ùncia e la Torta paesana della Brianza dolce tipico delle feste patronali dei paesi della Brianza, fatto con latte e pane raffermo. Dolce che assume diverse denominazioni tra le più famose vanno ricordate: turta da lacc oppure turta del michelacci.

Cucina comasca e lecchese

Si presenta con i suoi “misultin”, agoni del lago seccati e pressati con foglie di alloro, con l’oca arrosto e polli e fagiani ripieni; è una cucina che si ispira in gran parte a quella milanese, ma che risente i potenti suggerimenti dei cuochi di casata, indaffarati nelle cucine delle numerose residenze patrizie di villeggiatura che abbelliscono le rive del Lario. Un elemento tipico di questa cucina sono le alborelle tipico pesce dei laghi del Nord Italia, fritte o in carpione (cottura del pesce prima fritto poi marinato in aceto).

Cucina varesotta ed Altomilanese

È una cucina molto simile a quella milanese. Nella zona dell'Altomilanese piatti tipici sono i brüscitti, la polenta con i brüscitti e la lüganiga. Nelle zone lacustri è simile a quella lariana comasca e lecchese. Nelle zone collinari caratteristici sono l'Urgiada (zuppa d'orzo), la polenta accomodatapolenta maritata ed il riso in cagnone.
Tra i dolci tipici sono gli amaretti di Saronno e Gallarate ed i Brutti e Buoni di Gavirate. Nel bustocco c'è un'antica tradizione di biscotteria.

Cucina valtellinese

Utilizza il grano saraceno, patrimonio conservato gelosamente nelle sue valli e dal quale derivano i suoi pizzoccheri, cucinati con verze, patate, burro, salvia e aglio e formaggio Casera o Bitto, e la polenta “taragna”, condita con burroBitto e Casera. I salumi come la Bresaola, il Fiocco o la "slinzega" (carne di manzo con un'affumicatura particolare). Gli Sciatt (in dialetto: rospo) sono piccoli pezzi di formaggio avvolti da una pastella fatta con del grano saraceno e poi fritti. Tipico valtellinese è anche il Braulio, un amaro tratto dalla lavanda.

Cucina bresciana e bergamasca

Riflette la lunga influenza della dominazione veneta. Qui troviamo la celebre “polenta e osei”, in versione bresciana, con gli uccellini cotti allo spiedo, o bergamasca, che preferisce la cottura in tegame. Anche i “casonsei”, la pasta ripiena caratterizzata dalla presenza di salsiccia o salame nel ripieno, esistono in varianti diverse nelle due province. La polenta è probabilmente la protagonista di queste cucine, e riveste un ruolo importante nei primi piatti, in accompagnamento dei secondi ed anche nei dolci, con innumerevvoli preparazioni popolari che la arricchiscono con zucchero, uova, miele, frutta secca e fresca. Da ricordare le ossa del maiale cotte a lesso con la polentina.

Cucina mantovana, cremonese e cremasca


Si tratta di una cucina influenzata dalla vicinanza dell'Emilia con la cui gastronomia presenta diverse comunanze. Quindi paste ripiene quali i marubini cremonesi (variante degli anolini) gli agnolini mantovani, e i tortelli di zucca.
Crema e nel suo territorio, situato in posizione centrale rispetto alla pianura lombarda, troviamo i tortelli cremaschi (con un ripieno dolce a base di amaretti), il salame d'oca, il formaggio Salva (D.O.P.) e la torta Bertolina a base di uva fragola.
Mantova ha una tradizione nella coltivazione del riso e quindi primi piatti a base di riso, specialmente nella forma sgranata alla pilota o abbinato ai pesciolini fritti. Inoltre un piatto tipico è il luccio in salsa. Il dolce tipico mantovano è la torta "Sbrisolona", il cui nome dialettale viene molto probabilmente dato dal fatto che essendo una torta secca si sbriciola facilmente quando la si taglia o mentre la si mangia.
Tipiche specialità cremonesi sono la mostarda senapata, come accompagnamento del bollito misto, e il torrone, forse inventato in occasione delle nozze, celebrate a Cremona nel 1441, di Francesco Sforza con Bianca Maria Visconti.

Cucina lodigiana

La cucina lodigiana, pur essendo originaria di un territorio molto vicino a Milano, presenta peculiarità proprie ben definite.

Cucina pavese

Ha il suo piatto storico nella zuppa alla pavese, che si dice nata per soddisfare, con il poco disponibile, un regale ed affamato Francesco I di Francia. È anche cucina di riso, con quel capolavoro monastico che è il risotto alla certosina, e di pesci, pescati nel Po e nel Ticino. Né si può dimenticare il salame di Varzi e gli altri insaccati come coppe, pancette, cotechini. Più recentemente si è aggiunta a questa squisita compagnia la Torta Paradiso, delicata ineguagliabile preparazione di pasticceria. Caratteristici sono poi gli agnolotti pavesi.


L'anguilla (el Bisàto)


L'anguilla (el Bisàto)
La riproduzione dell'anguilla rimase un mistero per secoli, poiché anche gli esemplari adulti più grossi sembravano sprovvisti di organi riproduttori. Si dall'antichità, quindi, si formularono ipotesi anche fantasiose, tra le quali la teoria che l'animale si sviluppasse dalle scaglie di pelle prodotte da anguille adulte per sfregamento su pietre. Solo tra la fine del Settecento e metà Ottocento si scoprì che l'animale si riproduceva sessualmente, ma ancora restava incertezza sul luogo di accoppiamento e quello in cui le uova si schiudevano, mentre in molti ancora davano credito alla teoria di Aristotele in base alla quale le anguille nascevano dai piccoli vermi che si formano nei ristagni di acqua piovana.
Verso la fine del 1600, si notarono però grossi spostamenti di anguille lungo il fiume dirigersi verso il mare nelle notti autunnali, ma ancora l'ipotesi che esse migrassero lontano per la riproduzione rimase tale. Solo a fine Ottocento due biologi italiani raccolsero numerosi esemplari trasparenti di piccole dimensioni, che posero in piccole vasche sotto osservazione per diverse settimane.
Notarono così che quei piccoli animali, finora considerati Leptocephalus brevirostris, erano invece larve che lentamente si trasformavano in giovani anguille.
In seguito si scoprirono esemplari ancora più piccoli nel Mar dei Sargassi, a nord est delle Indie Occidentali, e questo ritrovamento fece finalmente luce sulla questione: dai fiumi dell'Europa occidentale, le anguille percorrono oltre quattromila chilometri per deporre le uova nelle profondità del Mar dei Sargassi in primavera. Quando all'inizio dell'estate queste si schiudono, le larve vengono a galla per nutrirsi di plancton, misurano meno di un centimetro e, non sapendo ancora nuotare, si lasciano trasportare dalle correnti oceaniche attraverso l'Atlantico. A circa tre anni, misurano circa otto centimetri e hanno finalmente raggiunto gli estuari dei fiumi europei, mentre gradualmente continuano a trasformarsi in giovani anguille dette "cieche". In questa fase, risalgono i fiumi in grossi branchi, restandovi poi per lunghi periodi che vanno dai sette ai venti anni.
Le anguille americane provenienti dalla costa orientale del nord America, depongono anch'esse le uova nel Mar dei Sargassi, ma in una zona diversa rispetto a quelle europee. Le loro larve raggiungono poi le coste nord-americane nel giro di un anno, trasportate sempre dalle correnti.
Su questo animale rimangono ancora molti interrogativi, visto che finora non è mai stata trovata una anguilla europea fare ritorno nel Mar dei Sargassi. Si è avanzata così l'ipotesi che esista un'unica specie, quella americana, che darebbe origine alla nuova generazione migrando per deporre le uova. La specie europea invece, riconoscibile per il maggior numero di vertebre, sarebbe il risultato di uova schiusesi in acque più tiepide, e raggiungerebbe le acque europee per morirvi senza riprodursi.
dal sito del Parco Regionale del Sile 

Lo Storione



Pesce primitivo, risalente a circa 250 milioni di anni fa, munito di scheletro cartilagineo, placche ossee sul corpo, totalmente privo di lisca e squame, corpo squaliforme, bocca ventrale con quattro barbigli, privo dì denti, coda eterocerca. Lo storione può raggiungere i 1.500 Kg. di peso ed i 9 metri di lunghezza. Dalie femmine che hanno raggiunto un'età di almeno 10 anni si possono .estrarre le uova note come cavìale. Apprezzato per la prelibatezza delle sue carni ne fece menzione il gastrosofo e cuoco eccellentissimo Pellegrino Artusi nel suo celebre libro "La scienza in cucina" scritto a fine Ottocento. Fino a qualche decennio fa i fiumi dell'Alto Adriatico, dal Po al Livenza, al Piave, al Sile ne erano popolati e la loro pesca costituiva una fonte di ricchezza. Allo stato attuale, è considerato una specie in pericolo di estinzione, per cui, con successo, si sono aumentati gli sforzi di produzione in cattività, sia per riproporlo in tavola, che per ripopolare la fauna ittica lei nostri fiumi.

Lo storione cobice (anche conosciuto come storione del naccari) è una specie endemica, esclusiva dell'alto mare Adriatico e dei suoi principali tributari (Po, Adige, Tagliamento, Piave,…). Le sue caratteristiche sono il corpo allungato fusiforme ricoperto di 5 serie di scudi ossei. Il suo muso è lungo, triangolare a forma di rostro; la bocca piccola con 4 barbigli disposta nella parte ventrale, priva di denti. L'unica pinna dorsale è posizionata verso il fondo; la pinna caudale ha la parte superiore molto più lunga. L'occhio è piccolo. La colorazione è grigio scura sul dorso, più chiara sul ventre. La lunghezza varia da 50 cm. Fino a 4 metri. Le carni bianche sono molto pregiate, nonostante siano piuttosto grasse. Dalle uova dello storione si ottiene il caviale, dalla vescica natatoria si ottiene un'ottima colla e dal grasso si ottiene olio per bruciare.


martedì 10 febbraio 2015

Al ristorante le Vie di Altino, i borghi di ‘Abitare la Storia’


L’Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e l’Associazione l’Altratavola, nel quadro delle iniziative di informazione di ‘Comunicare per Esistere 2015′, hanno organizzato l’incontro del circuito Abitare La Storia presso il ristorante Le Vie ad Altino (Quarto d’Altino).
L’incontro è stato aperto dalla Sindaca di Quarto d’Altino, Silvia Conte.”Quarto d’Altino è un patrimonio archeologico, culturale e naturalistico,inserito nel SITO UNESCO “Venezia e la sua laguna” istituito nel 1987.Il paese, importante meta turistica da e per Venezia con migliaia di presenze annuali, e si trova in una posizione strategicamente importante per la sua vicinanza con Venezia, Treviso, San Donà di Piave e Jesolo, da ognuno dei quali dista circa 20 Km.Nella località di Altino si trova un’interessante area archeologica ove è possibile visitare il Museo Archeologico Nazionale , che conserva resti della frequentazione del territorio in epoca preistorica, veneta e romana. La storia vuole che gli abitanti dall’antica Altinum trasferendosi sulle isole, tra cui Torcello, crearono i presupposti per la nascita di Venezia.
Tutti i turisti che soggiornano nel territorio possono usufruire dell’Altinum Welcome Card , unacarta ricca di vantaggi e agevolazioni presso gli esercizi commerciali aderenti, acquistabile direttamente presso le strutture ricettive.
Quarto d’Altino è territorio del Fagiolo Verdon, cultura tipica della zona riscoperta recentemente e promossa dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’associazione Slow Food Treviso e con l’assistenza di esperti tecnici agronomi.
E’ immersa in un incantevole paesaggio naturale all’interno del Parco Naturale Regionale del fiume Sile ; degna di nota l’area della laguna a Portegrandi che conquistò con la sua bellezza anche lo scrittore Hemingway. Inoltre, il paese confina con la LAGUNA di VENEZIA nella località di Portegrandi, da cui è possibile dirigersi verso le isole Veneziane
Diversi itinerari dedicati al turismo, lungo le alzaie dei fiumi o nei suggestivi tracciati delle antiche vie romane offrono la possibilità di fare escursioni a piedi, in bicicletta, a cavallo o in barca.
Quarto d’Altino è uno dei Comuni più ciclabili d’Italia, insignita nel 2010 dal Ministero dell’Ambiente del Premio Nazionale “Bicity Tutto l’Anno”.
Le piste ciclabili sono collegate al percorso ciclonaturalistico Girasile Greenway che si snoda nel territorio attraversato dal fiume Sile. Sono inoltre presenti tracciati per la pratica del Nordic Walking con percorsi di differente lunghezza e difficoltà (20 km, 10 km e 5 km).
Durante tutto l’arco dell’anno il territorio offre attività di tempo libero, manifestazioni ed eventitradizionali di forte richiamo.”
Nel corso dello stage di informazione sono intervenuti Brigitta Reichel (Vice Presidente dell’Associazione Italia Austria sez.Veneto), che ha presentato alcuni siti archeologici austriaci
( Aguntum nel Tirolo Orientale e Carnutum in Bassa Austria ), Massimo Metilli (delegato per l’Isola di Creta – Grecia), Gianluigi Pagano per San Marino, Renzo Lupatin (per le terre del Graticolato Romano fra Padova e Venezia), Giuseppe Gaspari (Le terre di Sibari,Calabria ), Bruno Sganga (per Minturno e Scauri, Lazio), il Sindaco e il Presidente della Pro Loco di Revere (Mn), il Presidente della Associazione Amici dei Mulini Storici (Revere, Mn).
Dopo una presentazione del ristorante Le Vie e delle attività della Cooperativa, la cucina del ristorante ha offerto ai delegati un esempio di menù interpretato con prodotti squisitamente locali.
Dal musetto con il cren, con sottoli e sottaceti artigianali, alla zuppa di fagiolo verdon, al risotto con il radicchio trevisano, ai formaggi del Caseificio artigianale Zanchetta : è stato un fiorire di proposte
stuzzicanti e indovinate. Il pane del panificio artigianale La Spiga d’oro di Quarto d’Altino e i vini dell’Enoteca Marco Polo di Tessera hanno accompagnato il desinare.
L’appuntamento del circuito Abitare la Storia è ora a Milano, nel periodo di Expo 2015.
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sabato 7 febbraio 2015

All'Agriturismo Porca l'Oca di Casale sul Sile, con Aquositas Circuito delle Terre d'Acqua - Presentata la VIII edizione del Festival Europeo delle Ferrovie Dimenticate lungo la Piave



L'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e l'Associazione l'Altratavola, nel quadro delle iniziative di informazione di 'Comunicare per Esistere 2015', hanno organizzato un incontro a Casale sul Sile, sotto il Patrocinio della Civica Amministrazione, sui temi del Circuito di Terre d'Acqua Aquositas.
Presso l'agriturismo Porca l'Oca si sono incontrati i rappresentanti del Cenacolo Terre del Sile ; la vice presidente della Associazione culturale Italia-Austria, Brigitta Reichel ( che è intervenuta sul tema del bacino del Danubio) ; Juliana Pradella (Ufficio Turistico di Sillian, Tirolo Orientale) sui temi delle ciclovie lungo il fiume Drava e , più in generale, sulle bellezze ambientali del suo territorio ; il Consorzio Bagnacavallo ( che ha ricordato anche l'attività dell'Ecomuseo delle Acque Palustri di Villanova di Bagnacavallo) ; il Cenacolo Terre del Piave ; l'Ecomuseo delle Acque del Gemonese (Friuli Venezia Giulia) ; il Comitato Bologna capitale del gusto ( sul tema Bologna ,Città d'Acqua) ; Creta (Grecia) , il Cenacolo della Lombardia (sul tema : una regione d'acque) e il Cenacolo dell'Istria ( Croazia e Slovenia).
Il circuito organizza e promuove dei percorsi d’informazione per mettere a confronto idee, iniziative, progetti, capaci di seguire il filo logico della valorizzazione rispettosa degli equilibri sociali, culturali ed ambientali dei territori di riferimento.
Sono previsti incontri e stages di informazione nei territori ( fino ad aprile) e l'intervento a Milano, nel periodo di Expo 2015, per raccontare a giornalisti e comunicatori le storie dei borghi e delle loro
culture.
Nel corso dell'incontro, il Cenacolo Terre del Piave dell'Associazione l'Altratavola ha presentato
la VIII edizione del Festival Europeo delle Ferrovie Dimenticate, che si terrà dal 6 all'8 marzo ( Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, organizzata da Co.Mo.do - Confederazione per la mobilità dolce),che si svolgerà a Susegana,Nervesa della Battaglia e Volpago del Montello.

Poi un menù a base di oca, accompagnato dai vini della Cantina di Marco Vecchiato (Marcon-Ve) e de Il Consorzio Il Bagnacavallo (il mitico burson), hanno deliziato i convenuti all'incontro.
I formaggi del Caseificio Artigiano Zanchetta di Casale sul Sile hanno vieppiù valorizzato la serata a convivio.
L' agriturismo Porca l'Oca di Casale sul Sile è inserito in un’ampia area verde nelle vicinanze del fiume Sile, non molto distante dalla città di Treviso in una zona che mantiene ancora gli aspetti paesaggistici tipici della campagna trevigiana.
La sua particolare locazione offre la possibilità di vivere un’ indimenticabile esperienza a contatto con la natura e gli animali, di rilassarsi lontani dai rumori e dalla frenesia delle città, di assaporare l’ospitalità familiare e la tranquillità di una campagna che in ogni stagione sa conquistare e farsi amare.
In questo piacevole scenario, l' agriturismo propone alloggio in camere ognuna diversa dall’altra, curate nei minimi dettagli e arredate con gusto e originalità, conciliando momenti di tranquillità e relax.
Il menu’, a prezzo fisso, varia a seconda delle stagioni e si caratterizza per la tipicità delle preparazioni e dei prodotti che spaziano dal prelibato radicchio trevigiano, agli ortaggi freschi dell' orto, dai funghi, alle erbette di campo, seguendo i canoni dell’antica tradizione culinaria veneta .

Le specialità sono: il pane fatto in casa, i salumi dei suini di casa, le tagliatelle all’uovo di produzione propria, e i secondi piatti costituiti da animali di bassa corte della fattoria (oca, anatra, faraona…). La ristorazione è aperta nel fine settimana solitamente con un menù fisso.  

domenica 1 febbraio 2015

Al ristorante P90 di Roncade per le Vie del Pane



Il ristorante pizzeria P90 di Pasquale Mansi a Roncade (Tv), ha ospitato la prima giornata della rassegna informativa 'Comunicare per Esistere 2015', promossa dalla Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto e dalla Associazione l'Altratavola.

All'incontro hanno partecipato rappresentanti dell'imprenditoria locale : Andrea e Gianni Rachello
(Mulino Rachello, Musestre di Roncade) ; Federico Fregnan (Elektra, Italian Espresso Cofee Machines, Casier) , Sergio Pasqualini ( Gs Printig Group, Roncade), giornalisti e comunicatori della stampa nazionale e la redazione della trasmissione televisiva L'Italia del gusto.

Nel corso del convivio sono stati presentati i libri sulla storia imprenditoriale di Andrea Rachello (scritto da Ivano Sartor) e La carta vincente, storia di un uomo del Nordest come Sergio Pasqualini.
Entrambe le opre portano la firma di Piazza Editore. Silvano Piazza è infatti intervenuto nella sua triplice veste di editore e giornalista, sindaco di Silea e membro della Congrega del Tabaro.

Il menù del locale ( a partire dagli antipasti a base di pizza), si è ispirato al fiore d'inverno, il radicchio trevigiano, declinato in diverse portate, tutte di grande efficacia. I vini de le Vigne di San Giacomo di Roncade hanno ben accompagnato la serata.

La presentazione del progetto 'I Mulini del Gusto e le Vie del Pane' è stata al centro dell'incontro.
Come ben scrive il sito della Associazione Italiana dei Mulini Storici (Aiams), “.... è una tecnologia della memoria, in grado di ricostruire la storia collettiva della civiltà occidentale e di raccontarla. Una vera fabbrica di senso e laboratorio prezioso attorno a cui si svolgeva la vita dell'uomo,oltre ad essere una delle più grandi invenzioni che hanno caratterizzato la civiltà medievale, moderna e la stessa storia europea.”
Proprio per queste ragioni la rete dei Borghi Europei del Gusto ha deciso di inserire un percorso dedicato ai temi dei Mulini e delle Vie del Pane, tra le grandi iniziative di informazione internazionali del progetto.
Verranno realizzati degli stages di informazione collettivi prima dell'inizio di Expo 2015 e una delle giornate da maggio a ottobre conoscerà un evento Fuori Salone a Milano su questi temi.

Le 'terre' invitate
Canton Ticino (Svizzera) : I Mulini della Val di Muggio (Mendrisiotto), San Marino : I Mulini di Canepa ,Slovenia : Il Mulino di Tomazin, La Via del Pane dell'Appennino Bolognese, Il Mulino Natante di Revere (Comune di Revere e Aiams ),La Via dei Mulini a Quinto di Treviso,I Mulini di Stalis ( Gruaro-Ve), l'Ecomuseo delle Acque del Gemonese (Mulino Cocconi), Antico Molino Petragnani (Corinaldo.An )



Pasquale Mansi e la sua famiglia hanno saputo creare una vera e propria tana del gusto,ove offrire ai propri clienti una cucina curata, mai banale e una pizza come tradizione comanda. Talvolta si cercano parole astruse per raccontare gli sforzi e la passione dei ristoratori. Non siamo d'accordo. Provate in un giorno qualsiasi a visitare il ristorante : troverete sempre una cucina all'altezza della situazione, con una buona diversificazione di proposte e un menù accattivante.Poi al P90 si sta bene. Sarà per l'atmosfera cordiale ; sarà per l'arredamento che ti avvolge di luce ; sarà..... ma , insomma, si sta bene.Così i giornalisti e i comunicatori del progetto Comunicare per Esistere 2015 hanno voluto inserire il locale in una delle tappe dell'Antico Festival della Cucina Trevigiana, a sottolineare che la migliore pubblicità è la visita diretta, con il sacrosanto passaparola di rito !