La riproduzione dell'anguilla rimase un mistero per secoli, poiché anche gli esemplari adulti più grossi sembravano sprovvisti di organi riproduttori. Si dall'antichità, quindi, si formularono ipotesi anche fantasiose, tra le quali la teoria che l'animale si sviluppasse dalle scaglie di pelle prodotte da anguille adulte per sfregamento su pietre. Solo tra la fine del Settecento e metà Ottocento si scoprì che l'animale si riproduceva sessualmente, ma ancora restava incertezza sul luogo di accoppiamento e quello in cui le uova si schiudevano, mentre in molti ancora davano credito alla teoria di Aristotele in base alla quale le anguille nascevano dai piccoli vermi che si formano nei ristagni di acqua piovana.
Verso la fine del 1600, si notarono però grossi spostamenti di anguille lungo il fiume dirigersi verso il mare nelle notti autunnali, ma ancora l'ipotesi che esse migrassero lontano per la riproduzione rimase tale. Solo a fine Ottocento due biologi italiani raccolsero numerosi esemplari trasparenti di piccole dimensioni, che posero in piccole vasche sotto osservazione per diverse settimane.
Notarono così che quei piccoli animali, finora considerati Leptocephalus brevirostris, erano invece larve che lentamente si trasformavano in giovani anguille.
In seguito si scoprirono esemplari ancora più piccoli nel Mar dei Sargassi, a nord est delle Indie Occidentali, e questo ritrovamento fece finalmente luce sulla questione: dai fiumi dell'Europa occidentale, le anguille percorrono oltre quattromila chilometri per deporre le uova nelle profondità del Mar dei Sargassi in primavera. Quando all'inizio dell'estate queste si schiudono, le larve vengono a galla per nutrirsi di plancton, misurano meno di un centimetro e, non sapendo ancora nuotare, si lasciano trasportare dalle correnti oceaniche attraverso l'Atlantico. A circa tre anni, misurano circa otto centimetri e hanno finalmente raggiunto gli estuari dei fiumi europei, mentre gradualmente continuano a trasformarsi in giovani anguille dette "cieche". In questa fase, risalgono i fiumi in grossi branchi, restandovi poi per lunghi periodi che vanno dai sette ai venti anni.
Le anguille americane provenienti dalla costa orientale del nord America, depongono anch'esse le uova nel Mar dei Sargassi, ma in una zona diversa rispetto a quelle europee. Le loro larve raggiungono poi le coste nord-americane nel giro di un anno, trasportate sempre dalle correnti.
Su questo animale rimangono ancora molti interrogativi, visto che finora non è mai stata trovata una anguilla europea fare ritorno nel Mar dei Sargassi. Si è avanzata così l'ipotesi che esista un'unica specie, quella americana, che darebbe origine alla nuova generazione migrando per deporre le uova. La specie europea invece, riconoscibile per il maggior numero di vertebre, sarebbe il risultato di uova schiusesi in acque più tiepide, e raggiungerebbe le acque europee per morirvi senza riprodursi.
Verso la fine del 1600, si notarono però grossi spostamenti di anguille lungo il fiume dirigersi verso il mare nelle notti autunnali, ma ancora l'ipotesi che esse migrassero lontano per la riproduzione rimase tale. Solo a fine Ottocento due biologi italiani raccolsero numerosi esemplari trasparenti di piccole dimensioni, che posero in piccole vasche sotto osservazione per diverse settimane.
Notarono così che quei piccoli animali, finora considerati Leptocephalus brevirostris, erano invece larve che lentamente si trasformavano in giovani anguille.
In seguito si scoprirono esemplari ancora più piccoli nel Mar dei Sargassi, a nord est delle Indie Occidentali, e questo ritrovamento fece finalmente luce sulla questione: dai fiumi dell'Europa occidentale, le anguille percorrono oltre quattromila chilometri per deporre le uova nelle profondità del Mar dei Sargassi in primavera. Quando all'inizio dell'estate queste si schiudono, le larve vengono a galla per nutrirsi di plancton, misurano meno di un centimetro e, non sapendo ancora nuotare, si lasciano trasportare dalle correnti oceaniche attraverso l'Atlantico. A circa tre anni, misurano circa otto centimetri e hanno finalmente raggiunto gli estuari dei fiumi europei, mentre gradualmente continuano a trasformarsi in giovani anguille dette "cieche". In questa fase, risalgono i fiumi in grossi branchi, restandovi poi per lunghi periodi che vanno dai sette ai venti anni.
Le anguille americane provenienti dalla costa orientale del nord America, depongono anch'esse le uova nel Mar dei Sargassi, ma in una zona diversa rispetto a quelle europee. Le loro larve raggiungono poi le coste nord-americane nel giro di un anno, trasportate sempre dalle correnti.
Su questo animale rimangono ancora molti interrogativi, visto che finora non è mai stata trovata una anguilla europea fare ritorno nel Mar dei Sargassi. Si è avanzata così l'ipotesi che esista un'unica specie, quella americana, che darebbe origine alla nuova generazione migrando per deporre le uova. La specie europea invece, riconoscibile per il maggior numero di vertebre, sarebbe il risultato di uova schiusesi in acque più tiepide, e raggiungerebbe le acque europee per morirvi senza riprodursi.
dal sito del Parco Regionale del Sile
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